Adriatico - Tirreno 2013

Diario di corsa

Appunti seri e semi-seri a cura di

Maurizio Cagnin

 

1a Tappa: 20 Giugno 2013 CESENATICO – RONTA Km 155

Partenza: h 10:35 - Arrivo: h 19:30

Durata effettiva di corsa: h 6:50 - Media: 22.6 Km/h

Dislivello positivo: 2150 mt. - Negativo: 1790 mt.

Percorso: Cesenatico-Cesena-Bertinoro-Predappio-Tontola-San Zeno- Passo Centoforche-Rocca S.Casciano-Bocconi-Passo del Muraglione-San Godenzo-Dicomano-Vicchio-Borgo San Lorenzo-Ronta.

Provincie attraversate: Forlì-Cesena, Firenze.

 

Il “grande” giorno è arrivato. Finalmente si parte per questa nuova avventura ciclistica che ci vedrà attraversare l’Italia, dall’Adriatico al Tirreno,percorrendo per buona parte strade dell’Appennino Tosco-Romagnolo, sfiorando nell’ultima tappa anche le Alpi Apuane. L’ appuntamento è in palestra a Trivignano per le ore sei. Abbiamo subito un contrattempo: nell’aprire la porta del palazzetto, scatta l’allarme programmato forse fino a quell’ora. Ci vediamo così costretti a telefonare a Gilberto per capire come disattivarlo, fortunatamente si spegne da solo e noi sperando non riparta cominciamo le operazioni di carico, di bici, borse e materiale di sostentamento.

Tutto viene caricato diligentemente sfruttando ogni piccolo spazio, la bici di Icio viene caricata sul tetto e dopo le foto di rito, salutiamo Oriano e Oriana che assistono alla nostra partenza. Partiamo in direzione Ferrara per evitare il nodo di Bologna o peggio ancora di percorrere la Romea. La giornata si preannuncia come da previsioni calda, già dalle prime ore. Dopo essere usciti a Ferrarra prendiamo la direzione di Ravenna e successivamente quella della Riviera Romagnola. Attraversiamo nel nostro andare quella parte di Romagna a vocazione agricola, con distese di grano, frutteti (albicocche, pesche e pere) ed erba medica per gli allevamenti bovini. Arriviamo a Cesenatico nostro punto di partenza e parcheggiato il furgone in cimitero, rendiamo il nostro omaggio alla tomba di Marco “il pirata” Pantani. Pochi minuti densi di emozione al cospetto di un ciclista che poteva essere ancora più “grande” di quello che è stato. Terminato questo momento istituzionale cominciamo a vestire i panni dei “veri (?!?)” ciclisti che si accingono a compiere una lunga “cavalcata”. Indossata la “prima gloriosa” divisa sponsorizzata POLO e dopo le foto di circostanza, la carovana si muove con Gianni al volante in direzione Cesena. Percorse poche centinaia di metri, complice anche la tecnologi applicata al telefonino si anno i primi screzi tra i fratelli Luise sulla direzione da seguire. Il nervosismo è palpabile, ma in qualche maniera riusciamo a calmare gli animi e a proseguire, su strada pianeggiante( forse l’unico tratto di tutto il giro) a buona andatura, per una trentina di Km sulla statale Emilia. Ci affidiamo al fiuto di Massimo, che ci conduce verso Bertinoro per affrontare la prima salita di giornata. E’ il paese natale di Arnaldo Panbianco che con la maglia della gloriosa Salvarani vinse il giro d’Italia del 1961. Il caldo intanto è aumentato, siamo verso mezzogiorno e la temperatura è attorno ai 34°C per cui l’acqua fresca della partenza è già buona per il thè. Incominciamo assieme l’ascesa ma ben presto la pendenza non proprio banale, fa si che ognuno salga con il proprio passo. La vera sorpresa è Bepi, che dopo i postumi influenzali si difende alla grande, restando incollato alle ruote di Massimo e Icio. Massimo,nell’erta finale con pavè allunga di poco,Icio e Bepi vista una fontana al centro si fermano per fare scorta d’acqua. Massimo continua fino in cima al colle dove c’è il centro storico vero e proprio, Icio non vedendo salire nessuno scende incontro agli altri fino a una rotonda, intuendo quasi subito che gli altri hanno svoltato a destra in direzione Polenta, senza salire verso il centro come da accordi. Veloce giro di telefonate con i dispersi e aspettato Massimo che scendendo ci descrive un centro storico meritevole di visita, ci avviamo con percorso che alterna brevi strappi e lunghe discese, verso Predappio,paese natale di Benito Mussolini. Corta salitella per arrivare al centro e una volta acquistati pane e affettato, ci concediamo una sosta ristoratrice sotto i portici ombreggiati della piazza. Siamo attorno alle 13 e il caldo si fa davvero sentire, mitigato solo da una leggera brezza. La sosta è breve, perché siamo consapevoli del fatto che la strada da percorrere è ancora tanta, il percorso non sempre “chiaro” e abbiamo appuntamento con il “gaucho” trivignanese in quel di Bocconi. I saliscendi continuano ci fermiamo a fare acqua a Tontola dove incontriamo una ciclista un po’ svampita che dice di aver perso la borraccia che aveva sotto la maglietta. Piero da buon “calabrone” le ronza attorno attratto dalle sue grazie, offrendole i propri “servigi”.

Lei molto cortesemente non accetta e noi dopo aver bevuto ed esserci rinfrescati partiamo in direzione San Zeno, da dove parte la salita verso il Colle (Passo) di Centoforche, prima vera salita di giornata. Sosta al circolo ARCI della situazione per un caffè e per riempire nuovamente le borracce, dato che la fontana all’esterno era fuori uso. Partiamo ognuno con il proprio ritmo, Massimo precede di poco Icio e Bepi, leggermente staccati Pierluigi,Gianni e Piero. La salita è regolare attorno al 6-7% ,incrociamo solo un ciclista che sale a quest’ora del pomeriggio, fanno invece la loro comparsa le gialle ginestre. Preparati ad una lunghezza sui 6/7 Km la salita termina invece ad una sella anonima dopo circa 4Km . Discesa veloce verso Rocca San Casciano, dove ci compattiamo e da dove inizia formalmente l’ascesa al Passo del Muraglione. Dopo circa 10Km giungiamo in località Bocconi, qui ci incontriamo con Adriano Bortolato detto “Spino” boscaiolo di professione che usa i muli come mezzi di trasporto per il legname. Trivignanese doc, trasferito in Appennino per seguire una sua idea di libertà e anticonformismo. Assistiamo all’arrivo degli animali da soma dopo una giornata di lavoro. Adriano toglie loro il basto da trasporto e una volta liberati dalle briglie si rotolano felici tra la polvere facendo i famosi “scudi”. Pierluigi e Gianni, montano sul dorso di uno di loro particolarmente docile. E’ una scena di Italian “western” o meglio da pionieri da corsa all’oro, mancano solo gli indiani (tatuati sulle braccia di Pierluigi e Gianni) e pistole fumanti! Dopo aver bevuto una birra prodotta da Massimo, ci salutiamo e cambiato autista sul furgone (finalmente Gianni pedala con la nuova bici) proseguiamo la salita che dopo circa 12Km ci condurrà al passo. Massimo e Bepi procedono allegri, Maurizio segue poco distante gli altri un po’ più indietro. Dopo circa 6Km, Maurizio raggiunge Bepi in evidente crisi dovuta al caldo, al ritmo forse un po’ elevato per le sue attuali condizioni di forma aggravate dal fatto che ha difficoltà ad urinare. Dopo esserci fermati ad una fontana per rinfrescarci, Icio prosegue per avvertire il furgone di recuperare Bepi e continua in solitaria fino al Passo, dove Massimo,arrivato da un pezzo gli illustra alcune particolarità del valico. Siamo a cavallo tra Emilia e Toscana nella zona del Parco delle foreste Casentinesi ed in particolare dell’Alpe di San Benedetto, zona ricca di eremi. Poco distante si erge il Monte Falterona, dal quale nasce l’Arno. Gianni con questa salita a quota 907 metri scala per la prima volta un Passo con la sua nuova bici. Immancabile foto, scattata da un ciclista che faceva parte di un terzetto giunto in cima dopo di noi. Dopo aver loro spiegato il nostro itinerario, ci danno alcuni consigli per arrivare a Borgo San Lorenzo. Dopo il cartello che indica il passo capiamo il perché del nome Muraglione: un vero e proprio muro fatto costruire dall’ Arciduca di Toscana per proteggere dal vento i viandanti che transitavano sul passo, il tutto ricordato da un lapide incassata sul muraglione stesso. Il paesaggio si fa più verde rispetto al tratto Romagnolo, estesi boschi di Faggi, Aceri e Castagni prendono il posto dei pendii coltivati a grano. Le cime dei colli sono più vicine tra loro e separate da valli più profonde solcate a volte da piccoli torrentelli. Queste zone risultano meno abitate di quelle attraversate in precedenza. Fresca discesa verso San Godenzo, proseguiamo verso Dicomano dove compattiamo il gruppo in prossimità di un vecchio ponte di foggia Romana.

Un motociclista fermo nei pressi ci fornisce le ultime indicazioni per arrivare alla nostra meta finale, che dice distare a non più di 20Km, unitamente ad alcuni consigli gastronomici su alcune specialità della zona(tortelli). Lungo la strada, sul percorso incrociamo un cartello con indicazione Barbiana, che subito riporta la mente alla scuola fondata nel 1954 da Don Lorenzo Milani, mandato in questo paesino del Mugello per screzi con la curia fiorentina. Fù il primo tentativo di creare una scuola a tempo pieno rivolta soprattutto alle classi più povere, dove si sperimentò per la prima volta la scrittura collettiva. Da qui la strada presenta diversi saliscendi e il gruppo si sfilaccia. Arriviamo a Vicchio e percorrendo una strada secondaria immersa nel verde frequentata da podisti e ciclisti, giungiamo a Borgo San Lorenzo. Le fatiche non sono però ancora terminate perché ci mancano ancora 7Km per arrivare al paesino di Ronta, nostra meta finale, tutti rigorosamente in salita,mai dura ma continua che mette in difficoltà più di qualcuno. Alla fine giungiamo nel piazzale antistante il nostro hotel, stanchi e sudati, accolti da una comitiva di turisti francesi che ci osservano stupiti dal fatto che fossimo giunti li in bicicletta. Una coppia di polacchi appassionati di ciclismo si fa fotografare vicino alla nostre bici. Anche Gianni Bassetto, dopo aver richiesto l’aiuto del furgone arriva stremato ma felice. La prima tappa che doveva essere di 118Km alla fine ne misurerà 155, con più di 40Km di salita. Prima di prendere possesso delle camere Maurizio consegna la maglietta stampata per l’occasione con il logo della pedalata, apprezzata dai ciclisti che la indosseranno nei momenti di relax. Nel corso della cena conosciamo Ileana la guida turistica veronese del gruppo di francesi e festeggiamo un “finto” compleanno di Piero con tanto di torta, “candeotto” e cappello colorato per il festeggiato. Dopocena, ci godiamo il fresco venticello, che contrasta con la calura patita durante il giorno. Dicono sia una caratteristica di questa zona, molto apprezzata dai fiorentini, che per sfuggire al caldo della loro città cercano rifugio in questo paesino, che si sta espandendo con nuove costruzioni. Ronta è sulla strada che porta al Passo della Colla o Casaglia famoso perché vi transita la 100Km del Passatore da Firenze a Faenza( qui siamo attorno al 40°Km). Morfeo ci accoglie tra le sue braccia e in breve un sonno ristoratore mette fine alle fatiche della nostra prima giornata ciclistica.

 

 

2a Tappa: 21 Giugno 2013 RONTA – PRATACCIO Km 134

Partenza: h 8:50 - Arrivo: h 17:30

Durata effettiva di corsa: h 6:50 - Media: 19.6 Km/h

Dislivello positivo: 2800 mt. - Negativo: 2010 mt.

Percorso: Ronta-Borgo San Lorenzo-Scarperia-Giogo di Scarperia-Firenzuola-Cornacchiaia-Castro San Martino-Bruscoli-Passo della Futa-Pian del Voglio-Passo dello Zanchetto-Castiglione Dé Pepoli-Lago di Brasinone e Suviana-Ponte della Venturina-Granaglione-Ponte Petri-Passo di Oppio-San Marcello Pistoiese-Prataccio.

Provincie attraversate:. Firenze, Bologna e Pistoia.

 

Ci svegliamo con il canto degli uccelli come da tempo non ci capitava di fare. Dopo una adeguata colazione, carichiamo i bagagli sul furgone, scattiamo alcune foto e ci prepariamo ad affrontare la seconda tappa di questa uscita ciclistica. Contrariamente al programma previsto,non affrontiamo subito il passo della Futa ma dopo la discesa verso Borgo San Lorenzo risaliamo in direzione Scarperìa per affrontarne l’omonimo giogo. Siamo in Mugello, giunti in paese decidiamo di attraversare il centro storico in questa giornata interessato dal mercato sulla sua via principale.

Giungiamo quindi in piazza, caratterizzata dai due simboli di potere: la chiesa e il palazzo dei priori, di stampo fiorentino impreziosito sulla facciata da fregi in terracotta e ceramica con i colori tipici giallo/azzurro della bottega dei Della Robbia,molto attivi in tutta la Toscana. Prima di uscire dal centro storico incontriamo un signore, che appellandoci con l’aggettivo tipicamente toscano di “ragazzacci” ci da delle indicazioni sul percorso essendo egli stesso un ciclista. L’ascesa fino al Giogo è costante e supera in 10Km un dislivello di circa 600mt. Caratteristica a metà percorso la curva “dell’omo morto” con relativa osteria da ”Nandone”. Gli ultimi kilometri si snodano attraverso boschi di castagni, roveri,acacie e aceri con punteggiatura di maggiociondoli nel pieno della loro gialla fioritura. Al passo fa quasi freddo, complice un venticello dispettoso, in cima il paesaggio è quasi alpino, le distese di grano dell’Appennino Romagnolo hanno lasciato il posto a verdi pascoli dove scorazzano tranquille le mucche: d’altronde siamo sulla via” del latte” che percorreremo in molte altre occasioni. Il panorama verso nord si apre in direzione di Bologna, dalla quale un cartello sul passo ci dice distare 73Km. Discesa veloce verso Firenzuola, il paesaggio è sempre dolce il cielo terso e a differenza di ieri si pedala molto meglio. In lontananza scorgiamo un campo eolico per la produzione di energia elettrica. Giungiamo in breve a Firenzuola chiamata anche “la piccola Firenze” , paese della pietra serena, un tipo di materiale che ben si presta ad essere lavorato per creare i più svariati manufatti, dall’arredo urbano, alla pavimentazione,alle fontane, statue ecc. Effettuato il cambio di autista, con Piero che dopo aver affrontato il giogo di Scarperìa e averlo definito “una bueada” si riposa, ora tocca a Gianni salire al passo della Futa superando in 11Km circa 500mt. di dislivello. Anche in questo caso salita regolare, se si escludono due tratti dove la strada si impenna in maniera decisa. Massimo e Bepi sono in gran “spolvero” e dettano il passo. Icio segue, gli altri sono più staccati, Gianni sbuffa. Alla fine giungiamo in cima nei pressi di un anonima rotonda con un muraglione che ospita una stele dedicata a Gastone Nencini,campione degli anni ‘50/60 e vincitore di un giro d’Italia e un tour de France. Ci sono anche le indicazioni di un cimitero militare tedesco. Da queste parti, come per il giogo di Scarperia, passava durante la seconda guerra mondiale la linea “gotica”, che i tedeschi dovevano tenere ad ogni costo, per impedire l’avanzata delle truppe americane. Decidiamo di scendere subito verso Bruscoli, transitando per una strada interessata da grossi lavori forestali, con tanti alberi abbattuti forse dal maltempo. Giungiamo in paese verso le 12:30, ora (lo sapremo dopo) della seconda scossa di terremoto che ha interessato la Garfagnana, distante da qui in linea d’aria pochi kilometri. Acquistati, da un loquace venditore che ci da ulteriori informazioni sul percorso da seguire, pane toscano, prosciutto e formaggio, sostiamo nei pressi dela chiesa per farci un panino ristoratore. Prima di ripartire ci concediamo anche un caffè e al bar apprendiamo dell’entità della scossa di terremoto. Ci avviamo quindi in direzione Pian del Voglio, a quest’ora (sono le 13:30) il caldo si fa sentire anche perché siamo scesi di quota. La strada è un continuo saliscendi con strappi anche piuttosto duri. Siamo nella zona della variante di valico dell’autostrada del sole.

Sotto di noi è ben visibile lo scempio ambientale,con cumuli di inerti derivati dallo scavo di gallerie e dalla presenza di numerosi cantieri. La nostra strada transita proprio davanti all’omonimo casello autostradale, non senza qualche timore, perché la segnaletica orizzontale è quasi del tutto assente. Subito dopo uno strappo costringe un po’ tutti a stringere i denti: è’ qui che accade il fattaccio. Gianni Bassetto, partito lancia in resta, viene raggiunto e superato dal gruppo, è in evidente difficoltà e arranca, salvo poi trovarcelo alle spalle dopo poche centinaia di metri, rilassato,pimpante, parlare tranquillamente con Piero…al traino del furgone! E’ l’inizio di una lunga serie di “skiliftate” del glabro uomo Martellacense , che senza ritegno alcuno diabolicamente perseverava. Superiamo agevolmente la modesta elevazione del Passo dello Zanchetto per scendere verso Castiglione de’ Pepoli. In breve siamo in vista del Lago di Brasimone che attraversiamo sopra la sua diga, essendo come quello di Suviana che incontreremo dopo un invaso artificiale. Al Lago di Suviana ci arriviamo in discesa, con bella vista su tutta l’estensione acquea, è di fatto quasi il doppio del precedente, al nostro passaggio la sua superficie è increspata da piccole onde create dal vento, che per quasi tutta la giornata ha soffiato, rinfrescando la nostra faticosa pedalata. Siamo all’interno del Parco Regionale che prende il nome dai due laghi, in territorio emiliano. Lasciato il lago, la strada continua a salire dolcemente, presto siamo immersi nel bosco di faggi che donano la loro ombra ristoratrice, numerose forre laterali solcate da piccoli rivoli si susseguono, pozze limpidissime dal color smeraldo, regalano scorci di natura incontaminata . La strada è pochissimo trafficata, ideale per essere percorsa in bici. Prima del ponte della Venturina incontriamo l’indicazione Pàvana paese nel quale si è stabilito il “Guccio” nazionale, siamo nell’Appennino pistoiese a cavallo tra Emilia e Toscana. Al ponte, costruita sopra la forra sottostante, si erge la casa “coperta di teli” o “dei sette camini” disegnata sulla copertina di uno degli ultimi libri di Mauro Corona ambientato in queste zone. Puntiamo verso Pontepetri, inizialmente la strada per diversi km è in discesa, si attraversano piccole borgate costituite da poche case, dai nomi bizzarri come Molino di Pallone,Lagacci,Granaglione. Da Pontepetri inizia l’ascesa al Passo di Oppio lungo circa 5Km dove scolliniamo a 821mt. Breve discesa fino a San Marcello Pistoiese. Bepi ,salito in furgone è andato in avanscoperta e con nostra somma gioia ci informa che Prataccio, località dove pernotteremo, si trova al culmine di una salita di 7 Km (alla fine saranno più di 8!) a 900 mt. Di altitudine. E’ proprio una costante di questo giro, il fatto di sudarci la sistemazione finale,con salita conclusiva come era accaduto la sera precedente a Ronta.La strada sale regolarmente e si snoda tra castagni e faggi che offrono la loro ombra ristoratrice. Massimo ,con Icio in scia dopo pochi km prende il largo supportato da una condizione eccellente. Passiamo il paesino di Piteglio del quale Prataccio è frazione. La salita continua costante, infine dopo il cartello dell’ 8 km,entriamo in centro del paese allungato lungo la strada, come tanti paesi di montagna. Aspettiamo l’arrivo di tutti per prendere possesso delle stanze. L’ambiente è famigliare e la signora Maria (non Dina come dice l’insegna della pensione) al nostro velato desiderio di gustare del cinghiale ci informa che qualcosa si può fare, d’altronde il marito cacciatore, conosciuto poco prima, ci spiega che la zona è popolata da questo animale. Fatta una doccia ristoratrice,scendiamo per la cena indossando la maglietta “ufficiale”, siamo i soli purtroppo,perché anche qui la crisi si fa sentire. Dai racconti di persone conosciute dopo cena ,pare che in questo albergo venissero in ritiro squadre ciclisti anche professionisti fino a metà degli anni ’90 e che comunque la zona fosse interessata dal turismo , tanto che nel periodo buono, la strada del centro era talmente gremita di gente che si faticava a camminare. Dopo un primo a base di tagliatelle ai porcini,mangiamo lo squisito cinghiale e la”bistecca” portata al posto della “fiorentina” che però si è rivelata una costata senza osso di buone dimensioni,il tutto annaffiato dal rosso toscano. Preso il caffè, usciamo in strada, il traffico è inesistente e il silenzio regna attorno. Fa quasi freddo, tanto che alcuni indossano la felpa. Due frequentatori del bar, desiderosi di fare quattro chiacchiere si intrattengono con noi, rivelandosi appassionati conoscitori di ciclismo e storia locale e ci danno delle indicazioni per la strada da seguire il giorno dopo .Ci corichiamo stanchi, perché oggi abbiamo superato in 134 km, 2800 mt. di dislivello.

 

3a Tappa: 21 Giugno 2013 PRATACCIO –LIDO DI CAMAIORE Km 139

Partenza: h 8:50 - Arrivo: h 17:15

Durata effettiva di corsa: h 6:22 MEDIA: 21.8 Km/h

Dislivello positivo: 2300 mt. - Negativo: 3130 mt.

Percorso: La Lima- Abetone- Fiumalbo-Pievepelago-Passo Radici-Castiglione di Garfagnana-Castelnuovo di Garfagnana-Gallerie del Cipollaio-Seravezza-Pietrasanta-Lido di Camaiore.

Provincie attraversate:. Pistoia,Modena,Lucca

 

Dopo una frugale colazione al bar e la foto con le “signore della cucina”, partiamo per affrontare l’ultima giornata del nostro viaggio ciclistico. Ripercorriamo in discesa , la strada fatta la sera precedente, l’aria è frizzantina e il cielo azzurro. In breve arriviamo in località La Lima, da dove inizia la salita al passo dell’Abetone.

Partiamo assieme, ma ben presto ognuno trova il suo passo. Massimo e Icio pedalano a buon ritmo, raggiunti da Bepi in giornata di grazia,negli ultimi kilometri. E’ sabato e c’è un po’ di traffico, soprattutto motociclistico, la zona si presta ad escursioni, siamo nel parco dell’Alto Appennino-Riserva Naturale dell’ Abetone. La salita è regolare , ma di buona lunghezza (quasi 18 km) con solo alcuni strappi. Gran fioritura di maggiociondoli, la strada si immerge nelle parte finale in ariosi boschi di faggio che ricordano tanto il nostro Cansiglio. Nella parte alta compaiono anche maestosi larici, la quota è quella giusta. Poco dopo metà salita ci fermiamo a rifornirci d’acqua ad una delle tante fontane che zampillano lungo il percorso, a breve veniamo raggiunti da Bepi e assieme giungiamo al passo, un’ampia sella caratterizzata dalla presenza di numerosi alberghi e impianti di risalita (un cartello ne indica 22). E’ la stazione sciistica appenninica cara ai bolognesi, terreno delle prime sciate di Tomba, abbiamo incrociato le indicazioni per Sestola poco prima di scollinare, paese dove è nato. Nella salita siamo transitati davanti alla casa natale di Zeno Colò, gloria sciistica nazionale degli anni ’50. In cima il panorama si apre e spazia su cime erbose di una certa altezza. Dopo aver atteso tutti e aver mangiato qualcosa, ci dirigiamo in discesa verso Fiumalbo, strada un po’ dissestata ma ampia e scorrevole. La discesa si conclude a Pieve Pelago da dove inizia la salita al passo delle Radici (o Foce di Radici) che con i suoi 1529 mt rappresenta la “cima Coppi” del nostro giro. Siamo in provincia di Modena nel parco Nazionale dell’Appenino Toscano, poco distante da Reggio Emilia, nuovamente sulla via “del latte”, lungo la salita incontriamo diversi caseifici che producono il Parmigiano Reggiano. Ascesa un po’ più dura dell’Abetone, con qualche tratto impegnativo, lunga 15 km, che termina in uno stretto intaglio dal quale parte la strada per San Pellegrino in Alpe,che dicono essere una salita con pendenze simili alla sua omonima dolomitica. In cima fa decisamente più freddo, ci dobbiamo subito coprire e riparare per aspettare l’arrivo di tutti. Ci attende ora una lunga discesa su strada abbastanza sconnessa, con traffico assente, dove si alternano fitti boschi di faggio a pendii occupati da pini e castagni. Ci dirigiamo verso Castiglione delle Garfagnana ma nei pressi di una delle tante frazioni che attraverseremo, decidiamo di fermarci per consumare il solito panino quotidiano che il buon Gianni Bassetto ci ha procurato nella sua veste di autista-vivandierciclista…….trainato! La nostra strada ci conduce proprio nel centro storico di Castiglione, reclamizzato come uno dei più bei borghi storici d’Italia, percorriamo la via principale di acciottolato che sbuca in una piazzetta. Prendiamo informazioni,per il proseguo che ci attende, da due signore, che ci spiegano anche delle scossa di terremoto e di come questa zona considerata sismica come tutta la Garfagnana, sia stata interessata dal terremoto del novembre 2012. Scendiamo ancora fino a Castelnuovo di Garfagnana, da dove inizia la lunga salita (17km) che ci condurrà alla galleria del Cipollaio che collega la Garfagnana con la Versilia. Abbandoniamo l’idea di Pierluigi di deviare per Borgo a Mozzano per vedere il ponte “del diavolo”, per seguire una via più diretta e breve verso la nostra meta finale. La strada non presenta pendenze importanti ma la fatica accumulata in giornata si fa sentire, complice anche il vento contrario. Bepi e Massimo proseguono regolari, Icio si stacca, gli altri seguono più indietro.

Siamo nel cuore delle Apuane, il paesaggio è decisamente dominato dalla roccia. Vediamo anche numerose cave per l’ estrazione del famoso marmo bianco. Piero carica anche due escursionisti che hanno chiesto un passaggio e che hanno l’auto all’uscita della galleria. Poco prima dell’imbocco della galleria, si stacca sulla destra la strada che porta al passo de Vestito che alcuni ciclisti ci sconsigliano di fare per via delle pendenze accentuate. Passiamo velocemente la galleria lunga più di 1 km, fortunatamente illuminata, all’interno fa decisamente freddo tanto che pur essendo in giugno si “vede” il fiato. Dall’altra parte,un gruppo di motociclisti,cronometra la salita di alcuni compagni che scesi alcuni tornanti più sotto,salgono a tutta velocità facendo “pieghe” esagerate. Segue una lunga discesa su strada non proprio bellissima,adesso fa decisamente più caldo anche perché stiamo scendendo di quota. Puntiamo verso Serravezza, quindi attraversiamo il centro pedonale di Pietrasanta. La nostra meta finale si sta avvicinando,percorriamo gli ultimi 10 km verso Lido di Camaiore su strade trafficate come non eravamo più abituati,d’altronde siamo in Versilia dove sulla costa ci sono diverse località balneari molto famose come Forte dei Marmi,Viareggio,Lido di Camaiore. Complice la strada finalmente piana ,come non la si vedeva da giorni,facciamo una bella tirata alla quale nessuno rinuncia. Ultime incertezze sulla strada da seguire per arrivare al nostro B&B dove pernotteremo. Una volta giunti davanti alla graziosa abitazione circondata da oleandri, aspettiamo l’arrivo dei proprietari che dopo averci fornito le istruzioni del caso,ci consigliano anche un posto dove andare a mangiare. Dopo una veloce doccia ci dirigiamo verso il mare (Tirreno questa volta!) per un bagno liberatorio. I primi che si tuffano incuranti della bandiera rossa ,vengono subito “fischiati” dal bagnino. La spiaggia è affollata anche se ormai sono le 19. La nostra ridicola abbronzatura a settori, rivela il nostro essere ciclisti. Presto la fame ha il sopravvento e dopo non pochi problemi troviamo posto nel locale consigliatoci ,dove ceniamo assistendo alla partita dell’Italia contro il Brasile. Trovandoci in una località di mare è quasi d’obbligo mangiare pesce,cosa che puntualmente abbiamo fatto con l’esclusione di Gianni Bassetto che opta par una più “operaia” pizza,il tutto annaffiato dalla birra (alla fine saranno 7 le caraffe da litro!). Tornati al B&B ci sediamo all’ingresso,circondati dagli oleandri e rinfrescati da una leggera brezza che viene dal mare. Per concludere “goliardicamente” la serata ,togliamo la sella della nuova bici di Gianni Bassetto che la prende “sportivamente” bene. Il mattino seguente,caricato il furgone,con tutte le bici che prendono posto al suo interno contrariamente all’andata,partiamo accompagnati da una leggera pioggerellina che presto si trasforma in uno scroscio improvviso. Sosta in autostrada per un caffè e per il rifornimento, proseguiamo verso casa con il caldo che aumenta via,via che ci avviciniamo a casa. Arriviamo come previsto verso le 12.30. La squadra “B” sappiamo essere al Sella Ronda, prima di partire abbiamo inviato loro il nostro”in bocca al lupo”. Arrivati in palestra ci salutiamo con un velo di commozione,dopo 3 giorni passati assieme a pedalare lungo strade per noi nuove,poco trafficate e con scorci di paesaggio ancora “integro”. Il percorso si è rivelato più duro del previsto,sia per chilometraggio che per dislivello,i metri di pianura sono stati davvero pochi.

Il “meteo” ci ha aiutati,non ci sono stati incidenti meccanici importanti, se si esclude la sostituzione della ruota posteriore di Gianni Belliato nel corso della prima tappa,gravemente danneggiata forse già prima della partenza,ne grossi problemi fisici. Abbiamo “scoperto” una parte della nostra penisola tra Adriatico e Tirreno,percorrendo la zona appenninica a cavallo tra Emilia e Toscana. Alla fine sono stati percorsi 428 Km(contro gli iniziali 305..) con un dislivello complessivo di 7250 mt. e circa 20 ore di pedalata complessiva. Quasi 130 sono stati i Km di salita “secca”.

Il diario semi¬-serio finisce qui. Mi scuso se ho dimenticato di riportare alcuni episodi,aneddotti,curiosità ma confido nella vostra memoria e benevolenza. Vi saluto tutti ciclisticamente.....ci vediamo alla prossima pedalata. Grazie a tutti. ICIO

P.S.: Un pensiero affettuoso vada al nostro amico ciclista Ampelio a cinque anni dalla sua prematura scomparsa e a Livio -“Lillo” che ci ha lasciati quest’anno.